Andrea Pennacchi

ARLEC­CHI­NO?

Di Marco Baliani

12/01/25
Ore: 16:30 -
18:30
Turno abbonamento D

ARLEC­CHI­NO?

di Marco Baliani

(abbo­na­men­to turno D)

 

“L’Arlecchino che Andrea Pennac­chi porta in scena farà forse sussul­ta­re i tanti Arlec­chi­ni che nel tempo hanno fatto gran­de questa masche­ra della Comme­dia dell’arte. Lui cerca in tutti i modi di esse­re all’altezza del ruolo, ma non ne azzec­ca una, é goffo, sovrap­pe­so, del tutto impro­ba­bi­le, ma è in buona compa­gnia: gli altri atto­ri, che, come lui, sono stati assol­da­ti, con mise­re paghe, dall’imprenditore Panta­lo­ne, sono, al pari di Arlec­chi­no, debor­dan­ti, fuori orario, cata­stro­fi­ca­men­te inadeguati.
Eppu­re tutti questi sban­da­men­ti, queste usci­te di scena e fughe dal copio­ne, che sono anche usci­te nella contem­po­ra­nei­tà dell’oggi, tutte queste paro­le affa­stel­la­te, tutto questo turbi­nio di azio­ni e gesti, stan­no proprio rifa­cen­do il mira­co­lo della gran­de comme­dia goldo­nia­na, in una forma non previ­sta, una comme­dia dirom­pen­te, stra­nian­te, che rico­strui­sce la tradi­zio­ne dopo aver­la intel­li­gen­te­men­te tradi­ta. Ed ecco allo­ra che la storia si dipa­na nella sua narra­zio­ne e ne esce un Arlec­chi­no mai visto che riuni­sce stile­mi diver­si, fram­men­ti di caba­ret, burle­sque, avan­spet­ta­co­lo, comme­dia, dram­ma, un gran calde­ro­ne ultra­post­mo­der­no che inanel­la via via pezzi di memo­ria della storia del teatro.
Duran­te le prove imma­gi­na­vo di avere Carlo Goldo­ni sedu­to in terza fila, e dove­vo dirgli di fare silen­zio tanto si sgana­scia­va dalle risa­te, con gli occhi stupi­ti di bambi­no mai cresciu­to di fron­te a questa sua opera dive­nu­ta così inve­ro­si­mi­le da esse­re ancor più sua.

E quan­do poi le musi­che di Gior­gio Gobbo esegui­te da Matteo Nico­lin accom­pa­gna­to dalla batte­ria di Riccar­do Nico­lin si infi­la­va­no come blitz sorpren­den­ti costrin­gen­do gli atto­ri a dive­ni­re anche danzan­ti e cantan­ti il Goldo­ni là dietro non si tene­va più. Infi­ne che dire delle scene flut­tuan­ti di Carlo Sala, una sceno­gra­fia semo­ven­te, mobi­le, sempli­ce come lo è la crea­ti­vi­tà quan­do si dimen­ti­ca di dover fare bella figu­ra e si lascia anda­re al gioco infan­ti­le, grazie agli stes­si atto­ri che si fanno operai macchi­ni­sti modi­fi­can­do la scena di conti­nuo come avve­nis­se­ro improv­vi­se fola­te di vento, a volte in forma di bufe­ra a volte come zefi­ro primaverile.
Il testo febbril­men­te rima­neg­gia­to ogni gior­no, a parti­re dalle intui­zio­ni che sorge­va­no in me, veden­do all’opera la crea­ti­vi­tà degli atto­ri, e trascrit­to con soler­zia da Maria Cele­ste Caro­be­ne, è proprio quel­lo che fin dall’inizio avevo imma­gi­na­to. Le paro­le che vengo­no fatte vola­re sono anch’esse legge­re, eppu­re, eppu­re, come acca­de davve­ro nella vera comme­dia, arri­va­no stilet­ta­te e spif­fe­ri lanci­nan­ti che parla­no dei nostri gior­na­lie­ri disa­stri di paese e di popo­lo, così che i terre­mo­ti sceni­ci ci ricor­da­no il trabal­la­re quoti­dia­no delle nostre esistenze.”

Marco Balia­ni

12/01/25
Ore: 16:30 -
18:30
Turno abbonamento D

Andrea Pennacchi in:

ARLEC­CHI­NO?

Autore: Marco Baliani

Attore protagonista: Andrea Pennacchi

Collaborazione artistica: Matteo Nicolin, Riccardo Nicolin

Regista: Marco Baliani

Cast: Marco Artusi, Maria Celeste Carobene, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, Anna Tringal

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