Molière mette in scena le vicende familiari del povero Argante, un ipocondriaco che si circonda di medici inetti e furbi
farmacisti, ben contenti di alimentare le sue ansie per tornaconto personale. Argante è a tal punto prigioniero della sua
paura, da voler maritare la figlia Angelica con il figlio di un medico, benché la ragazza sia innamorata del giovane Cleante,
in modo da avere così un dottore in famiglia sempre a sua disposizione.
Sua moglie Belinda (matrigna di Angelica) è una donna avida e meschina, che disprezza il marito e lascia che Argante, vittima di
se stesso, diventi il burattino di chi gli sta intorno. Ma grazie all’intervento della furba e affezionata serva Tonina e del fratello, Argante ordirà un inganno in grado di fargli aprire gli occhi sulla realtà che la circonda.
Il teatro come finzione, come strumento per dissimulare la realtà, fa il paio con l’idea di Argante di servirsi della malattia
per non affrontare “i dardi dell’atroce fortuna”. Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi
nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi, dalle prove che un’esistenza ti mette davanti.
La tradizione, commettendo forse una forzatura, ha accomunato la malattia con la vecchiaia, identificando di conseguenza il ruolo del malato con un attore anziano o addirittura vecchio, ma Moliere lo scrive per se stesso quindi per un uomo sui 50 anni, proprio per queste ragioni un grnde attore dell’età di Emilio Solfrizi potrà restituire al testo un aspetto importantissimo e certe volte dimenticato.
Il rifiuto della propria esistenza. La comicità di cui è intriso il capolavoro di Moliere viene così esaltata dall’esplosione di vita che
si fa tutt’intorno ad Argante e la sua continua fuga attraverso rimedi e cure di medici improbabili crea situazioni esilaranti.
Una comicità che si avvicina al teatro dell’assurdo, Moliere, come tutti i giganti, con geniale intuizione anticipa modalità
drammaturgiche che solo nel ‘900 vedranno la luce. Si ride, tanto, ma come sempre l’uomo ride del dramma altrui.
Guglielmo Ferro
Emilio Solfrizzi ritorna a Figline dopo che nel 2011–2012, con Lunetta Savino , ha portato in scena “Due di noi”,
nel 2014–2015 è stato protagonista di “Sarto per signora”, nel 2016–2017 de “Il borghese gentiluomo” e nel 2019 di “A testa in giù”.